La notte prima del viaggio. Riesco quasi a sentire la pesantezza di questo momento che si avvicina, come se fosse un grosso cavaliere che si getta alla carica verso di me. Man mano che la distanza diminuisce la tensione cresce e a quanto sembra mettermi a scrivere è uno dei pochi modi per scaricarla…o allontanarla guantomeno. Sono giorni ormai che non riesco più a dormire. Ogni notte…ogni singola notte il mio sogno viene tempestato da incubi, come se qualche sinistra entità si divertisse a introdurli nella mia mente e mostrarmi scene orribili dei miei cari che vengono brutalmente fatti a pezzi. Perché mi accade questo? Non ho una risposta…soltanto un'altra infinita serie di domande. E' un presagio? Un avvertimento? Forse solo una paura smisurata che io non voglio ammettere? Non lo so…ma so che mi è accaduto e mi sta accadendo qualcosa. Sento che l'immobilità può condurre alla rovina. Sento di avere qualcosa di molto urgente da fare, ma più ci penso e più non riesco a comprendere di cosa si tratti. Magari non devo fare altro che attendere…dopo aver attraversato il confine del tempo tutto potrebbe divenire più chiaro.
[le parole sembrano interrompersi bruscamente. Si nota sulla pagina una sbavatura di inchiostro tipica di quando una penna cade di mano. Quanto segue, ad un'occhio esperto, apparirà come scritto molte ore dopo]
Se non avessi vissuto questa esperienza molto probabilmente stenterei a crederla reale udendo un racconto simile. E invece proprio io mi trovo a doverla narrare. Devo farlo…tenerla dentro è impossibile.
Qualche ora fa mi capitò di rileggere alcune parole da me scritte in precedenza. La mia riflessione sul bene e sul male, e su cosa possa condurre un uomo da uno schieramento all'altro. Proprio in quel momento qualcosa attirò la mia attenzione…un rumore…qualcosa di poco rassicurante che ha fatto in modo che scendessi nel giardino di Salix pronto a brandire la spada…spada la cui luce di smeraldo era forte, molto forte.
Il confine del bosco è molto vicino alla casa, e io sentii un'attrazione incredibile portarmi verso quel luogo. Così mi addentrai tra gli alberi camminando piano, come facevo nel bosco di Neverwinter, quando fingevo di essere una facile preda per far venire allo scoperto chi mi dava la caccia. Ma ciò non accadde…o almeno non come io lo volevo. Si…perché qualunque cosa mi abbia attirato lì mi stava aspettando. Una donna. Potevo udire distintamente la sua voce ma non potevo vederla. Le sue parole riempivano ogni grammo di aria. Era ovunque. Intorno a me, alle mie spalle, di fronte. Era una…ma mi aveva circondato.
<<Cos'è il bene…cos'è il male, rashemi?>> questo mi domandò. La foresta che era attorno a me iniziò a mutare di aspetto. Io rividi molte scene che caratterizzarono la mia vita, sia a Rashemen che nella Costa della Spada. La donna mi disse che io affermavo di fare del bene, eppure ogni mia azione, per benevola che potesse sembrare, nascondeva una conseguenza infausta. Ogni uomo che avevo ucciso avrebbe avuto i suoi figli a piangere sul suo cadavere. Persino il behir che avevo abbattuto mesi addietro avrebbe potuto avere come unico proposito quello di proteggere i suoi cuccioli non ancora nati dalla mia spada. Ma qualcosa non andava. Quel che mi veniva mostrato non lo percepivo come vero. Non nego di aver sparso molto sangue nella Costa ma non ho neppure mai attaccato io per primo. Furono i diavoli ad aggredirci, così come il behir, così come i troll o il lich. Potevano forse essere considerati creature innocenti tragicamente uccise? No, certamente no. Chiunque quella donna fosse sapeva molte cose su di me, ma quelle inesattezze fecero sì che potessi mantenermi saldo. Dopo qualche minuto…finalmente lei si mostrò ai miei occhi, avvolgendo dapprima l'aria con una luce violacea…sinistra…maligna. Poi apparve al mio fianco…e la riconobbi.
Era lei. Il mio "sogno". La donna del sud che conobbi nel bosco più di un anno fa. Aveva mantenuto fede alla sua parola ed era tornata a farmi visita, anche se lo aveva fatto portandomi nel proprio "regno": quello delle illusioni. Averla vicino mi procurava parecchia inquietudine. La sua aura era vasta, aggressiva e terribile. Come un'energia invisibile che ti punge la pelle e che potrebbe trafiggerti se cedi alla paura che essa genera in te. Paura che in qualche modo sono riuscito a tenere a bada. Parlammo. Lei non era interessata a scuotere le mie convinzioni e la mia fede. Voleva…soltanto parlare e ritenne che sondare la mia volontà potesse essere il miglior modo per cominciare. Io riposi la mia spada. Era inutile mostrarsi aggressivi o spaventati, tanto più che non potevo certo colpire un'illusione. Fui comunque impressionato dal fatto che stavo discorrendo quietamente con una potenziale nemica.
Lei tornò a chiedermi cosa fosse il male e questa è la risposta che ottenne da me: <<male è un concetto molto più antico di me e di te. Esibire il proprio potere per il solo diletto di farlo, incuranti delle conseguenze...è male. Usare l'inganno e il sotterfugio per ottenere il potere...è male. Uccidere per divertimeno, causare inutili sofferenze, sacrificare un figlio al proprio dio, ritenersi degli dei tra gli uomini, ridere delle sofferenze degli altri o divertirsi a esserne la causa...questo è male>>. Ognuna di queste parole era un frammento di vita vissuta per me. Per questo uscirono dalle mie labbra spontaneamente. Una battaglia contro dei mulini a vento…così lei definiva questo conflitto. Eppure, tanto quanto me, non era certo disposta a cedere le armi e smettere di combattere. Lo fece in passato…commise questo errore e fu prigioniera della morte per decenni. Me lo mostrò…mi mostrò il suo supplizio, tutto ciò che aveva subito per mano di un signore oscuro di Bane molto noto nella Costa della Spada. Si sorprese nello scoprire che gli adoratori di Bane sono suoi nemici tanto quanto miei e fu "lesta", per così dire, nel farmi notare come le dovessi della gratitudine per essere ancora vivo e con una famiglia al seguito. Quando si offrì di mostrarmi cosa sarebbe accaduto se lei non fosse intervenuta io non potei sottrarmi. Ero curioso…morbosamente curioso. Ebbene ecco cosa sarebbe dovuto accadere. La Costa della Spada…ancora una volta. Il bosco di Neverwinter e le zone selvagge a sud erano state totalmente invase dai Drow e dai loro abomini, fuoriusciti da faglie aperte nel terreno, così come raccontò brevemente anche la Maschera. Io e lei osservavamo la scena da lontano…ma nel vedere un uomo in sella ad un cavallo nero mentre guidava la disperata difesa non potei fare a meno di riconoscere me stesso. Ero lì e stavo combattendo quella battaglia e malgrado la distanza potevo avvertire distintamente ogni emozione che il mio alter ego provava. C'erano anche Yun, che invocava Mielikki per combattere, e Rannik, impaurita e nascosta dietro Yun. Un massacro…sangue, rumore, stridore di metallo, grida, gemiti. La terra si macchiava di rosso e i cadaveri iniziavano ad ammassarsi da ambedue le parti.
Cavalcavo come un ossesso verso i miei nemici, falciandoli uno dopo l'altro fin quando un cavaliere drow non riuscì a disarcionarmi. Per un attimo il mio cuore sembrò quasi fermarsi…quando vidi chi fu la "prima" vittima di quello scontro. La prima a cadere fu Rannik…trafitta da un gigantesco aracnide che era la cavalcatura di una celebrante di Lolth. Quella puttana drow…si era goduta ogni momento della sofferenza di mia figlia. Il dolore, la paura…e quella orrenda morte…spezzata in due dalle fauci di quel ragno e gettata al suolo. Sentii le grida di Yun, le grida di una madre disperata per ciò che aveva visto. Sentii la rabbia crescere in me e divenire incontrollabile. Sentii sempre di più che lo scontro poteva avere un solo esito.
La drow che si era presa la vita di mia figlia presto mi privò anche di Yun…trafiggendola con la sua lancia ed esibendola come un trofeo. E lei invocò il mio nome prima di morire…esalando l'ultimo respiro. Non passò molto prima che rimasi l'unico guerriero del mio esercito…e per forte che potessi essere non lo fui abbastanza. Il mio corpo veniva ferito, ancora e ancora e malgrado vendetti cara la pelle…alla fine il mio destino fu soccombere. Ecco cosa sarebbe dovuto accadere…da ciò ero stato "salvato".
Quando rinvenni non fui più lo stesso. Lei era ancora al mio fianco e quando placai quella tempesta emotiva che avevo dentro si fece largo nella mia mente una consapevolezza: non a caso sarei tornato nella Costa, non a caso Mielikki mi apparve in sogno e non a caso mi donò la spada che ora porto con me. Da nebulosi e incerti i miei intenti divennero chiari come la luce del sole: i Drow dovevano scomparire. Tutti.
Io stesso mi sorpresi di quanto dissi alla donna poco dopo. Io sarei andato verso quelle faglie e avrei distrutto il popolo oscuro. A lei avrei ceduto ogni diritto sulle vite dei loro figli, affinché non potesse più esistere un'altra generazione di Drow contro la quale combattere. Il Bene e il Male…avevano un accordo ora. Io le avrei lasciato mano libera con gli infanti dei drow, e lei mi avrebbe lasciato mano libera con i genitori di Yun. Un buon accordo.
La sua visita giunse al termine e quando le chiesi il suo nome lei acconsentì a rivelarmelo: Maleyah, la Perla Nera del Calimshan. Finalmente il sogno aveva un nome.
Quando mi "svegliai" scoprii di non essermi mai mosso dalla mia stanza nella casa di Salix. Avevo la mano ferma sulla pagina di questo diario e sia Yun che Rannik stavano dormendo serene nei loro letti. Normalmente avrei potuto pensare di aver immaginato tutto quanto…ma io sapevo che non era così.
Il mattino seguente radunammo le nostre cose, e la Maschera ci condusse nel portale per passare oltre il tempo. Il viaggio fu breve ma estenuante. Fu come aver attraversato, in una corsa forzata, l'intero Faerun. Inutile dire che fui spossato quando mi ritrovai in uno dei luoghi più noti di Neverwinter: la Maschera della Pietra Lunare. Con l'unica differenza che, a quanto pare, eravamo circa trent'anni oltre il nostro presente. Pensai prima di tutto a trovare una sistemazione per Rannik, Yun e tutto il mio seguito, poi presi le poche energie che mi restavano e andai in cerca di Salix e Ricktor.
Gli inservienti mi guidarono fino ad una stanza alla fine di un lungo corridoio e quando vi entrai scoprii una verità che in sé aveva del sorprendente. Ma a pensarci bene non era poi più sorprendente di tanto. Il mascherato, il tipo misterioso che ci aveva condotti nella nuova e devastata Neverwinter altri non era che Shinorion. Parola mia mi ero quasi dimenticato di lui! Ma a quanto pare lui non aveva scordato noi. Sembra profondamente cambiato…è molto più sicuro, più determinato. E' certamente progredito in questi trent'anni e penso che la sua pericolosità abbia raggiunto un livello considerevole. Presi ad ogni modo posto in quella larga stanza e qualcosa mi fece subito mettere in allerta. Riuscivo di nuovo a sentire quell'aura maligna. Permeava ogni angolo di quel posto e poteva significare una sola cosa: Maleyah era lì. La vidi poco dopo, vestita come una donna del sud, sorridente, allegra persino e molto disinvolta. Se non potessi percepire la sua forza quasi divina stenterei a credere che si tratti di un così grande pericolo. Shinorion sembrava trovarsi perfettamente a suo agio con lei, mentre Ricktor era palesemente…teso. Non lo posso biasimare del resto…io stesso non capisco come faccia a mantenere la calma in presenza di Maleyah ma devo continuare a farlo. Ci fu un breve discorso, ma io non dissi che poche parole. Preferii stare in disparte e osservare gli altri.
Maleyah…non è certo il primo umano a possedere un potere così vicino a quello degli dei. Ve ne sono stati molti altri in precedenza eppure nessuno che si sia fatto avanti in un modo così "sfrontato". La sua potenza è tale che lei ritiene di non dover temere ormai più nulla, e a buon diritto oserei aggiungere. Chiunque sia in grado di manipolare un potere come il suo potrebbe ridurre in cenere chiunque solo con un gesto e dato il nero colore del suo cuore sono certo che sia già accaduto più e più volte in passato. Malgrado non abbia nulla contro di me al momento, io sento che presto o tardi un confronto con lei sarà inevitabile ma non so dire quando avverrà. E non so neppure se sia saggio lasciare che accada. No…certamente non lo è. Posso immaginare di confrontarmi con lei ma non ne uscirei certo vincitore. Non ora almeno. Per ora dovrò imparare a respingere questo istinto e a concentrarmi sugli altri mali da eliminare. In futuro…tutto potrà essere.
E' giunto il tempo di abbandonare le incertezze. Di abbandonare i dubbi e le domande. Di lasciarsi il passato alle spalle e di cavalcare verso il nostro destino. Il mio mi ha condotto qui ancora una volta e ora so perfettamente ciò che devo fare. Che gli adoratori di Lolth e di Bane preghino i loro signori al meglio delle loro possibilità, perché quando sarà il momento…della parola "pietà" farò in modo di non ricordare più il significato.
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