mercoledì 6 giugno 2012

In Sembia




La pace e la quiete possono avere uno strano effetto su chi, come me, è abituato a brandire armi si dalla più tenera età. Ci dà l'opportunità, o la sfortuna, di godere di qualche attimo di silenzio nella mente per poter riflettere e pensare. Non so dire se sia un bene o un male. Chi è abituato a combattere in ogni occasione ha, in genere, pochissime certezze alle quali aggrapparsi, e una di esse consiste nel credere di essere sempre schierato dalla parte giusta. Di combattere per un buon fine. Di uccidere per una buona ragione. Sono convinto che molti guerrieri, se interrogati, affermerebbero di servire il "bene". Mi viene da chiedermi allora come si possa arrivare a servire il "male". Cos'è il male?
Sono settimane, ormai, che i miei sonni sono perseguitati da incubi. Così reali da generare paure tangibili. Vedo i miei cari morire uno dopo l'altro, nella consapevolezza di non avere il potere di salvarli. Sono giunto persino a parlarne con Sheva, che ha certamente una saggezza infinitamente superiore alla mia. Sostiene che un sogno non sia semplicemente un parto di una mente dormiente, ma che sia un qualcosa di molto più mistico e potente di quanto non possiamo immaginare. Crede che da qualche parte, oltre le stelle, ciò che sognamo possa prendere vita e date le mie esperienze non posso darle torto. Ma crede anche che a volte possano aprire, ai nostri occhi, una finestra sul futuro. Premonizioni le chiama. Mi ha consigliato di usare molta cautela in questo caso. Lei ritiene che la differenza tra una creatura benigna e una maligna sia sottilissima a volte, specie nel caso di una conversione, e che quella sottile linea di demarcazione sia proprio la paura. Paura di un distacco, di una perdita, di un danno che riteniamo ingiusto. La paura…la via maestra per il male assoluto. Ci conduce all'attaccamento, alla gelosia, e di conseguenza alla brama di potere. All'inizio ci ripetiamo che vogliamo diventare più forti e potenti per difendere coloro che amiamo contro ogni minaccia, ma alla fine finisce per corrompere anche gli animi più nobili rischiando di trasformarci in tutto ciò che abbiamo sempre combattuto. 
Io ho paura. Temo per Yun, per Rannik, per le loro vite. Non ne comprendo il motivo, la mia forza e le mie vittorie dovrebbero darmi sicurezza. E' possibile che, inconsapevolmente, io stia varcando quella linea di confine? La paura di un loro distacco può condurmi al male? Se così fosse, cosa devo fare? Distaccarmi da tutto ciò che temo di perdere, o confidare che Mielikki, mia Signora e Regina, mi instradi sempre sul giusto sentiero da seguire? Il pensiero confortante è che fino ad ora mi sono fidato di Lei e non mi ha mai deluso. Che ciò che temo…possa non avverarsi mai.


Assieme a Yun e Rannik sono giunto in Sembia alla fine. Il Vremyonni a cui ho chiesto aiuto ci ha trasportati poco fuori da Ordulin, città che sembra essere la capitale di questo paese, e ho provveduto a trovare una sistemazione per la notte. Il giorno seguente mi sono recato dove Salix indicava, ad un giorno di viaggio a cavallo a est della città, una casa ai margini del bosco, circondata da alberi, prati e laghetti. Un piccolo paradiso in terra dal mio punto di vista e per di più quasi totalmente privo di neve o di intemperie. Non ero abituato a vedere una terra così…spoglia. Anche se sono conscio che non sia il termine più appropriato.
Raggiunsi quel luogo entro il tempo che mi ero dato: tre giorni dalla mia risposta a Salix. E così fu. La trovai nel giardino della sua villa, intenta a circondarsi di bambini che sembravano adorarla. Una visione piuttosto insolita se ripenso alla paura che ebbe di Rannik quando la vide la prima volta. Ammetto che faticai a riconoscerla. Mi aspettavo di essere accolto da Selenia, che avevo imparato a conoscere nella Costa della Spada, invece ora era solo Salix. Allegra, sorridente, gentile e affezionata. Non nego che mi ha fatto piacere poterla riabbracciare e trovarla in salute.


Abbiamo trascorso del tempo a parlare, prima delle nostre vite dopo la partenza dalla Costa, poi di quanto stava accadendo o stava per accadere. Salix scrisse, nella sua lettera, che mi aveva cercato per via di un pericolo che aveva o avrebbe coinvolto la sua vita e quella di suo figlio. Le dissi, tempo fa, che sarei potuto intervenire in sua difesa solo se si fosse messa nei guai involontariamente, e apprendendo della sua maternità non persi neppure tempo a chiedermi se questa condizione fosse stata rispettata. La detti semplicemente per scontata, ma lei stessa ammise che, al fine di attirarmi più in fretta, aveva elaborato una piccola bugia. Credevo di dover affrontare i suoi nemici in Sembia ma più lei parlava e più mi rendevo conto che tali nemici semplicemente non esistevano. Il reale motivo del mio arrivo lì era del tutto diverso. A suo dire stava per accadere qualcosa di terribile, qualcosa che ci avrebbe coinvolti tutti, lei e i suoi affetti, portandoci ad una morte tanto prematura quanto disonorevole. Inutile dire che la cosa causò un lieve conflitto tra di noi, non amo particolarmente essere raggirato ma stavolta non sono riuscito ad avercela con lei. Lo aveva fatto a fin di bene.
Anche Ricktor Plum, che fu capocomico della compagnia di teatro di Neverwinter, si trovava lì con noi. Sono rimasto un po' sorpreso nell'apprendere che era lui il padre del figlio di Salix, anche se sorpreso non è il termine più appropriato. Più vado avanti e più scopro che esiste ben poco ormai che possa suscitare la mia sorpresa.
In breve ecco perché eravamo stati convocati in Sembia: la morte sarebbe sopraggiunta per tutti, in un modo o nell'altro, ma avevamo la possibilità di poterla ingannare, per così dire, abbandonando il nostro tempo e trasferendoci in un tempo in cui tale pericolo non esiste più. Surreale…specialmente per un uomo come me. Attraversare il tempo e ingannare la morte. 
Salix ci mise un po' per convincermi ma istintivamente sentivo che quel che diceva era vero. Per questo accettai di seguirla. Mi ci volle comunque qualche giorno per metabolizzare la cosa, tanto più che il futuro luogo in cui saremmo dovuti andare si rivelò essere proprio la Costa della Spada. Ho la netta sensazione che quel luogo mi torturerà per sempre…


Tornai per un giorno a Ordulin a prendere Yun e Rannik, e poi tornai a casa di Salix. Restammo quieti, per così dire, per circa una settimana nell'attesa che un misterioso individuo, chiamato "il Mascherato", si facesse vedere. Lui era l'autore dei presagi di Salix, quello che la informò di tutto il male che sarebbe capitato a lei e a tutti noi, e lo stesso che offrì il passaggio nel tempo come via di salvezza. Ammetto che l'idea di dovermi fidare di un tizio che non vuole rivelare il suo volto non mi ha mai entusiasmato, senza contare che, dal momento che gli eventi fino a quel momento erano stati si sorprendenti ma comunque quieti, accadde qualcosa che rischiò seriamente di farli precipitare. Salix stessa mi disse che le due personalità che convivono in lei avevano trovato un modo per scendere a patti, ma quel che non mi disse fu che la tregua era estremamente fragile. E bastò una lettera di suo padre, e marito, per farla saltare. Lei avrebbe voluto suo padre al proprio fianco per attraversare il confine del tempo ma questi, in qualche modo si sottrasse, adducendo motivazioni delle quali, sinceramente, ho preferito non chiedere nulla. Non che me lo avesse descritto come la persona più affidabile di Faerun ovviamente, ma sta di fatto che Salix venne repressa ancora una volta e Selenia prese le redini della situazione. La notai uscire una mattina diretta chissà dove e armata di tutto punto e quando una donna come lei adotta questo "assetto" può voler dire una sola cosa: qualcuno si sarebbe fatto seriamente male. La vidi tornare soltanto in serata, mentre ero intento a discutere con Ricktor. Aveva l'aspetto soddisfatto di un sanguinario che aveva placato la sua sete…una sete anche piuttosto copiosa. Le sue lame erano piene di sangue essiccato, così come i suoi vestiti e anche i capelli. Un cambiamento radicale…neppure nella Costa Selenia aveva dato l'impressione di essere una così brutale assassina. Tra le sue vittime vi fu anche un uomo di legge tramite il quale lei fece annullare il proprio matrimonio e anche cancellare il suo nome. In breve fece in modo che Salix Sunshine non esistesse più. Non mi andò di giudicare il suo comportamento…anzi mi ritengo la persona meno in diritto di farlo. Lei uccise molte persone quel giorno, ma anche i miei passi poggiano costantemente sulle carcasse dei miei nemici e nella collera ho fatto cose molto peggiori che cancellare un nome. Istintivamente mi preoccupati per Yun e Rannik e lei se ne accorse per di più. Ma apparve chiaro fin da subito che non avrebbe fatto mai loro del male.


Trascorsero alcuni giorni…pochi a dire il vero, in cui nessuno di noi sapeva come far passare il tempo. Ricktor non aveva né il suo teatro né i suoi intrighi di città, Selenia non aveva prede da cacciare e io non avevo battaglie da combattere. Fu in una di quelle serate che mi ritrovai per qualche ora da solo con Selenia, e avemmo modo di parlare un po'. Lei mi chiese se Yun fosse già a conoscenza del nostro rapporto e dei nostri trascorsi nella Costa. Per gli Dei quando potrò avere un momento per dirglielo? Per quanto ancora dovrò portare questo peso sulla coscienza? Forse ancora per molto…non ho pagato abbastanza per il mio errore. Ad ogni modo non facemmo in tempo a finire il discorso. Lei scattò come un felino verso l'interno della casa poiché aveva percepito un pericolo per Viktor. Un istinto che solo le madri possono avere. Io la seguii dopo breve e alla fine trovammo il famigerato uomo mascherato che si era avvicinato alla culla del piccolo. Sia io che Selenia gli intimammo di allontanarsi e, anche se lui si fece "pregare", alla fine raggiungemmo il nostro fine. Lei prese Viktor e andò ad affidarlo a Yun, che fu ben felice di prendersene cura, e poi tornò da noi chiedendomi, nel frattempo, di evitare di attaccare briga col mascherato. Ce la feci…per la fortuna di tutti.
Quando fummo tutti riuniti, il Mascherato ci rivelò quella che sarebbe stata parte del nostro destino nel nuovo tempo. Fui sorpreso di apprendere che a me sarebbe spettato il compito di rimettere in sesto la zona a sud di Neverwinter. Il bosco, il monte Hotenow, le pianure selvagge, il Mare dei Morti e le Montagne della Spada. Tutto è stato praticamente spazzato via…e quindi anche Everantha e Naitheraska non esisteranno più lì dove andremo…consumate dalla malignità dei Drow, che a quanto pare hanno trovato il modo di raggiungere quei luoghi. Sembra proprio che dovrò darmi da fare non poco per far tornare in quel posto una parvenza di normalità e ho la sensazione che la spada donatami dalla Dea mi servirà…anche se non riesco ancora a comprenderne appieno il potere. Riesco solo a percepirlo…e so che è grande. 
A due giorni di distanza dal viaggio nel tempo, che era divenuto ormai una certezza, iniziammo a radunare le nostre cose. Una mattina mi ritrovai da solo con Ricktor a scambiare due parole. Ero interessato alle sue idee per Neverwinter, della quale a quanto sembra è destinato a divenire Re. In un certo senso la cosa mi rallegra, dato che dopo la morte di Nasher quella città è piombata nell'oscurità più totale, e Ricktor riuscirà certamente ad essere un regnante migliore di quel mercante troppo fortunato anche se sembra non avere ancora una linea d'azione precisa. A volte mi ritengo fortunato…mi sono sempre tenuto fuori dagli intrighi di città ma almeno ora ho ben chiaro ciò che devo fare. Ma tolto questo posi a Ricktor una domanda: lui e Salix avevano un figlio ora…cosa intendeva fare? Parola mia, non ero certo intenzionato a spingerlo a sposarla. Ma sta di fatto che quando lei, nei panni di Selenia tornò a casa, lui le chiese proprio questo. E fu divertente osservare il battibecco interiore tra Salix, che pronunciò un "si" incondizionato, e Selenia che invece non voleva saperne assolutamente di sposarsi. La lotta proseguì per un po' e alla fine Salix ebbe la meglio e Ricktor si recò a Ordulin per domandare l'ausilio di un sacerdote per la celebrazione del rito, chiedendomi gentilmente di fare in modo che Selenia non giocasse tiri sinistri. Dovetti ingegnarmi per far sì che questo non accadesse, dal momento che quell'infida aveva tutta l'idea di battere in ritirata. Credo proprio che portare via Daphne dal recinto sia stata una gran bella idea.
Alla sera Ricktor fu di ritorno e Yun si occupò dei preparativi per la cerimonia. Fu molto meticolosa e curò ogni dettaglio, aiutata anche da Rannik. Io, nel frattempo, dovetti occuparmi di andare a recuperare la sposa che si era nascosta in cima ad un albero per sfuggire al proprio destino, non mancando di maledire il mio nome per averle tagliato l'unica via di fuga possibile. Dovetti buttare giù quel povero albero per poterla recuperare ma alla fine tutto andò come doveva. 
Io, Yun e Rannik assistemmo alla cerimonia che, non lo nego, mi rattristò. Non certo perché provassi dispiacere nel vedere Ricktor e Salix unirsi, ma perché avrei preferito che al loro posto ci fossimo io e Yun…e lei se ne accorse per di più. Proprio per questo quando mi chiese se qualcosa non andasse le risposi con sincerità…e le chiesi di sposarmi. Per essere precisi devo dire che fu dopo averle rivelato che una parte del merito dell'unione che si stava celebrando era mio…e dopo che mi aprì una bella ferita sulla schiena per vendicarsi del mio "ritardo" nei nostri intenti e per essere invece stato così solerte nel favorire quelli degli altri. Ma ora la promessa è fatta.


Il viaggio si avvicina. Manca un solo giorno ormai e non nego che inizio ad avvertire una certa tensione. Detesto questa sensazione. La detesto profondamente. Ti si attacca allo stomaco e ti fa venire voglia di lacerarti le carni da solo pur di togliertela di dosso. Ti toglie la fame, ti rende irrequieto persino dentro il tuo letto facendoti scalciare come un cavallo imbizzarrito. E l'unica cosa che puoi fare è attendere che passi…che il tuo corpo in qualche modo riesca a sopraffarla. E' astuta questa dannata sensazione…si guarda molto bene dal mutarsi in rabbia perché troppo facilmente, in quella forma, potrebbe essere scaricata. 
Spero di riacquistare un po' di lucidità una volta passato oltre il tempo. Lì non potrò permettermi errori di nessun genere.

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